South working come funziona e da dove iniziare

South working come funziona e da dove iniziare

Ricominciare a lavorare al Sud online da remoto

In questo articolo troverai idee e consigli per iniziare a prendere seriamente in considerazione la possibilità di intraprendere la scelta di vita e professionale del South working.

Come procederò:

  • cos’è il South working;
  • il South working fa per te? Vantaggi e criticità;

  • la mia esperienza personale di South worker.
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Con questo contributo apriamo ufficialmente la rubrica dedicata a un nuovo modo di intendere il lavoro: South working.

Si rivolge a chi desidera trasferirsi, cambiare vita ma anche a chi vive già in territori più a Sud…d’Italia, ma perché no, del mondo!

Il viaggio è appena iniziato, i riferimenti sono pochi, ma la voglia di rivoluzionare gli schemi tradizionali è tanta, dalla nostra la tecnologia e le relazioni.

Cos’è il South working

Il South working è un termine che deriva dal più noto e conosciuto smart working.

È stato coniato e ha trovato applicazione nella prima  fase di pieno lockdown nella primavera 2020.

Durante i mesi di emergenza sanitaria, con le conseguenti restrizioni di mobilità e la diffusione del lavoro da remoto, soprattutto nel comparto dei servizi, abbiamo assistito a un vero e proprio esodo da parte di studenti e lavoratori dal Nord verso le città d’origine al Sud.

Un dato fotografato dall’indagine Datamining SviMez dell’Osservatorio Smart Working a cura del Politecnico di Milano secondo cui le aziende (nei primi 3 trimestri del 2020) hanno avuto dell’80% di dipendenti in smart working un 3% in South working.

Tradotto in numeri:

  • 45.000 professionisti in smart working dal Sud per imprese del nord;
  • 100.000 lavoratori potrebbero aver lavorato dal Sud per aziende del Nord, considerando anche nel conteggio piccole e micro imprese con meno di 10 dipendenti;
  • 60.000 pronti a valutare il South working;
  • 85,3% tornerebbe volentieri a vivere al Sud qualora vi fossero le condizioni per poter lavorare da remoto.
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Il tutto in relazione al fatto che sono circa 2.000.000 gli occupati provenienti dalle regioni del Sud Italia che lavorano nel Centro Nord. Un numero da capogiro! In costante aggiornamento.

Nel 2021 che cosa è successo? Non abbiamo ancora dei dati aggiornati a riguardo ma possiamo seguire gli sviluppi grazie all’Associazione South working.

Costituita da giovani professionisti, manager, imprenditori o accademici, provenienti in prevalenza dalle regioni del Sud Italia.

Un altro pioniere del tema, che ti consiglio di leggere per la ricchezza di spunti e riflessioni, è Cristiano Carriero che ne ha scritto sulla prestigiosa testata SenzaFiltro.

Il South working, per intenderci, è valido, sia che tu lavori come dipendente che da freelance dal Sud con un datore di lavoro o committente localizzato al Centro Nord.

Il lavoratore da remoto può essere o meno originario del meridione. Non è, dunque, una conditio sine qua non.

Adesso occupiamoci dei vantaggi e delle potenziali criticità del South working, alcune delle quali sono normative, altre logistiche, per non parlare della dimensione psicologica del cambio vita!

Mettiti comodo e sii pronto a dire la tua nei commenti.

Il South working fa per te? Vantaggi e criticità

Il South working è una scelta di vita importante.

Per qualsiasi decisione determinante per il nostro benessere è bene sempre stilare una lista, quanto più possibile oggettiva, dei vantaggi e delle possibili criticità con cui fare i conti a scelta fatta!

Ci sono appena passata. Sono stati 3 mesi impegnativi, con punti interrogativi ed esclamativi sul cuore, negli occhi ma soprattutto in testa. Ti spiegherò meglio più avanti.

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Inizierei subito con alcune domande.

Come affronti un cambiamento? Che tempi di reazione hai? Quali sono le tue paure più grandi in relazione a un trasferimento definitivo in un’altra città?

Non occorre che tu risponda subito, ma questi interrogativi rappresentano decisamente il nocciolo della questione e possono aiutarti nel tuo percorso di sviluppo, dall’idea all’azione.

Un altro elemento di valutazione importante è quello relativo alle origini del lavoratore.

Il tuo è un rientro nella regione d’origine o è un trasferimento al buio? Il progetto è su tua iniziativa o del datore di lavoro?

Ammetterai che ci sono delle differenze sostanziali.

L’Associazione South Working all’interno della carta dei valori del S. W. sottolinea al punto 4 l’importanza della volontarietà della scelta: “Il S.W…Contrasta i piani di delocalizzazione forzata del lavoro. Non difende la possibilità di riduzione dei salari in base al costo della vita nei territori di destinazione“.

Ora rifacendomi ai dati emersi dalle ricerche e dalle fonti su citate ti metterò in evidenza i vantaggi e le criticità del South working.

Come sempre sei il benvenuto nei commenti per continuare il confronto.

I vantaggi del South working

Sulla base della tua provenienza alcuni dei vantaggi proposti potresti non sentirli risuonare nella tua esperienza diretta.

Altri aspetti potrebbero non riguardanti se non nella dimensione della responsabilità sociale e da cittadino italiano.

Questa premessa mi è servita per dirti che la mia lista può essere ancora tanto arricchita di elementi, aneddoti e spunti a cui potresti contribuire proprio tu che leggi, lavoratore o azienda!

PER LE AZIENDE

Il South working, in quanto esperienza derivata dello smart working, per le aziende porta con sé un ritorno molto positivo non solo di natura economica con una sensibile riduzione dei costi (delle sedi fisiche, accessori del lavoro e oneri per immobili strumentali), ma grazie alla maggiore flessibilità nella gestione degli orari di lavoro e si può misurare una crescente motivazione e produttività dei lavoratori.

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TALENT ACQUISITION & ATTRACTION DI NUOVE COMPETENZE

Un altro aspetto da non sottovalutare che rientra tra i vantaggi per le aziende è quello indubbio di acquisizione di:

  • talenti;
  • esperienze;
  • formazione allineata ai propri bisogni di crescita.

Ti sembrerà assurdo, ma per me che lavoro nel settore dal 2007, il tema del mismatch e del disallineamento tra il mondo universitario e le richieste delle aziende, è reale.

Da cosa dipende? Da tante variabili, alcune sicuramente personali, ma tante altre strategiche legate, talvolta, a un vero e proprio scollamento tra le due realtà.

Parlando di South working possiamo anche affermare che nel meridione si registrano più laureati di quelli che il mercato del lavoro locale è in grado di assorbire (sicuramente con un contratto da dipendente).

Non amo utilizzare l’espressione “fuga dei cervelli”, preferisco affermare che molti professionisti originari del Sud sono pronti a spostarsi dove:

  • c’è il lavoro;
  • ci sono le condizioni per esprimere competenze e bisogni di crescita;
  • si intravede un futuro.

I veri pionieri del South working, voglio subito portarti un esempio concreto, sono le aziende e i lavoratori del settore IT. Rodati sul piano della sicurezza ed efficienza!

Se dispongo, infatti, di un’organizzazione del lavoro che funziona e contempla il remoto ciò che determina il successo è la relazione.

Ti lascio qui un link sull’argomento, La funzione HR e il suo ruolo durante l’emergenza sanitaria, che fa riferimento al mio lavoro da HR da remoto per una system integrator.

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PER I LAVORATORI

I vantaggi principali percepiti dai lavoratori sono quelli relativi al costo della vita rispetto a quelli riscontrati nelle cittadine del Centro-Nord.

Poter contare sulla disponibilità di un’abitazione a costi più contenuti, alla vicinanza della propria rete familiare può giocare un ruolo determinante nella scelta.

In conclusione per chi è sensibile al tema, un’esposizione nettamente  minore all’inquinamento delle aree urbane con i relativi benefici in termini di salute e ancora costi.

Il South working appare dunque come una opportunità per il rilancio dell’economia territoriale.

So che il pensiero ti porta in riva al mare, ma in realtà tra le mete del lavoro da remoto ci sono tantissimi borghi che non aspettano altro che essere ripopolati.

La promozione a livello nazionale di questo nuovo modo di intendere il lavoro, fluido e libero dai confini territoriali, porterebbe un beneficio all’Italia anche sul piano della reputazione:

  • Nazione all’avanguardia per il lavoro agile;
  • attenta alla distribuzione delle opportunità tra le varie aree produttive;
  • sensibile ai temi ambientali.

La diffusione del South working non si riduce, pertanto, al tema-problema della disoccupazione al Sud e del divario, che ha sempre creato non poche frizioni, fra regioni settentrionali e meridionali.

Immagina le ricadute positive, che un modo di lavorare così potrebbe avere, sotto più punti di vista se affrontato e gestito con lungimiranza.

Le criticità del South working

PROBLEMATICHE EVIDENZIATE DAI LAVORATORI

In merito alle criticità più temute, o in alcuni casi già riscontrate, dai lavoratori coinvolti nell’indagine SviMez del Politecnico di Milano ecco quali fattori emergono e su cui si ci aspetta un intervento:

  • miglioramento dei servizi sanitari (80%);
  • efficientamento dei servizi per la famiglia (72%);
  • implementazione dei trasporti (75%);
  • sviluppo del sistema scolastico (67%);
  • la possibilità di poter usufruire, in egual misura dei colleghi delle altre aree, di adeguate opportunità di carriera (70%).

Non ultime per importanza la digitalizzazione, l’accesso alla banda larga, la diffusione capillare di dispositivi tecnologici.

LE PREOCCUPAZIONI DELLE AZIENDE RISPETTO AL SOUTH WORKING

Per quanto riguarda le aziende i timori, invece, attengono:

  • la limitata disponibilità del personale in sede;
  • i costi di eventuali spostamenti dal domicilio alla sede che è prevista da contratto a carico dell’azienda;
  • la difficoltà a controllare e monitorare l’operatore del dipendente.
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Molte di queste preoccupazioni dipendono dall’assenza di una normativa più specifica, rispetto a quella attualmente vigente (Legge 81/2017).

La mia esperienza personale di South working

Come promesso all’inizio di questo contributo, voglio condividere con te la mia personale avventura nel mercato del lavoro del Sud.

Dopo quasi 15 anni rientro nella mia regione d’origine la Sicilia.

Arrivo da 4 anni in Veneto, precisamente Villafranca di Verona, e precedentemente ho vissuto poco più di 10 anni a Firenze.

Professionalmente la mia carriera è iniziata a Palermo durante gli studi universitari.

È esplosa con risultati e gratificazioni in Toscana.

Niente da dire neppure per il periodo nel Nord-Est che è ancora tanto recente.

Se non mi conosci personalmente forse ti starai chiedendo il perché del mio rientro?!

Non ci crederai ma la risposta è per LAVORO!

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Voglio essere onesta e confessarti che la promozione e il trasferimento sono arrivati per mio marito, ma la scelta di spostare una famiglia e ricostruire tutto a Marsala è stata una decisione condivisa.

Non semplice, a tratti dolorosa e probabilmente incosciente, ma ormai è fatta.

Ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato, ma ho finalmente dato spazio alle attività di consulenza come psicologa, business & career coach, HR.

Quelle attività che ho sempre integrato in un’agenda sempre molto fitta!

Personalmente, la mia strategia è stata quella di proiettarmi subito nel cambiamento, nei mesi che mi dividevano dal volo per la Sicilia.

Per indole sono una pianificatrice, e ho sempre più di un piano d’emergenza professionale, un po’ per la mia natura “multi-potenziale” ma anche perché ho imparato a vivere con i bagagli sempre pronti.

Da qui l’idea, maturata proprio in questi mesi, di creare una rubrica dedicata al South working che possa essere d’aiuto per fornire informazioni, risorse, opportunità e aneddoti di chi ce l’ha fatta!

Ti racconterò anche gli sviluppi del mio cambio vita senza filtri e indorature della pillola ma, al contrario, con spunti per fare del tuo meglio per raggiungere i risultati che meriti e desideri.

Buon viaggio!

About The Author

Claudia Campisi

Claudia, 40 anni. Psicologa, Career Coach & Hr specializzata nei settori Moda & ICT. Inevitabilmente Blogger, appassionata di lettura e alla costante ricerca di nuovi tools digitali da provare e condividere…meglio se a costo zero. Mamma, autrice e nomade digitale. Il mio motto non può che essere Smile is Chic!

2 Comments

  1. Roberto grandicelli

    Al solito, la rata attitudine a trasformare il materiale più inerte in argento vivo!

    Rispondi
    • Claudia Campisi

      Grazie Roberto sei un punto di riferimento a cui non potrei rinunciare! Incoraggiamento top di cui ti sono grata.

      Rispondi

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