Pettegolezzi al lavoro come proteggersi
Su cosa si spettegola in ufficio e i rischi per chi cede alla tentazione di una parola di troppo
Ispirata dalla storia Messaggi tra colleghi della rubrica Al lavoro? Vabbè. Mi sono fatta di peggio ho deciso di dedicare questo nuovo contributo al tema dei pettegolezzi sul posto di lavoro.
Chi almeno una volta non ne è stato oggetto, ha ascoltato parlare di altre persone o si è espresso su situazioni che coinvolgevano degli assenti.
Chiamalo commento, gossip, chiacchiericcio ma quello che può fare la differenza sono il peso e la sostanza dei contenuti. Per non parlare, cosa più importante, dell’impatto e delle conseguenze per chi lo subisce più o meno consapevolmente.
Non ci crederai, sono ironica ovviamente, ma il contesto professionale si presta molto bene a dinamiche simili.
Da qui il desiderio di contribuire con alcune indicazioni su come proteggersi sia se sei la vittima delle voci di corridoio che se sei tra quelli che cedono alla tentazione di dire la tua sugli eventi del giorno che non sempre ti riguardano al 100%.
Ti racconterò:
- Su cosa si spettegola soprattutto in ufficio;
- Come difendersi dal chiacchiericcio e a chi rivolgersi per chiedere aiuto;
- I rischi per chi alimenta sul posto di lavoro pettegolezzi su altri colleghi.
Sai che in alcuni casi a causa di una parola di troppo si può rischiare il licenziamento?
Tema caldo, commenti infuocati?!
Ti aspetto come sempre per continuare insieme il confronto.
I pettegolezzi più frequenti sul posto di lavoro
Non pensare che lo smart working posso fare la differenza, anzi, il pettegolezzo digitale, talvolta può generare un effetto a cascata ancora più pericoloso, soprattutto per chi lo perpetra.
Come ti spiegavo in un altro articolo, Fare sesso sul lavoro può essere causa di licenziamento, in Italia solo il 5% delle aziende ha un regolamento sulle relazioni tra colleghi capace di orientare i propri dipendenti verso una condotta consona al contesto di riferimento.
Sia chiaro non faccio riferimento al “manuale di istruzioni” come quello proposto nel film d’animazione Lego Movie!
Senza regole e confini è facile andare oltre, spesso, senza neanche rendersene conto.
Su cosa si spettegola più di frequente nel contesto lavorativo?
Ecco i temi più gettonati su cui si alimentano commenti e chiacchiericci tra colleghi:
- Situazione retributiva: chi e quanto guadagna, meriti e demeriti, promozioni, favoritismi presunti;
- Competenze: valutazioni legate all’operato professionale della persona, non è all’altezza del compito o del ruolo assegnato, commette errori;
- Caratteristiche relazionali: commenti su atteggiamenti, sul carattere e i comportamenti dell’oggetto di critica;
- Aspetti fisici: corporatura, banalmente un taglio di capelli o un modo di truccarsi e abbigliarsi, odore o presunto lezzo;
- Voci sullo stato di salute: è triste ma si discute anche di questo, ti basti constatare quello che il Covid è stato capace di generare da questo punto di vista (fake news);
- Gossip: figuracce vere o presunte, relazioni tra colleghi, provvedimenti a carico di qualcuno, fallimenti professionali.
Se te ne vengono in mente altri ti aspetto nei commenti per integrare ulteriormente una lista che come vedi è davvero lunghissima.
L’invidia? Sì anche questa effettivamente può giocare un ruolo determinante.
Leggi il mio contributo sul tema Invidia al lavoro.
Come puoi immaginare, se fai lo sforzo per un momento, e ti metti nei panni di chi è vittima di tutto questo, gli effetti di un pettegolezzo possono essere devastanti.
Continua a seguirmi per scoprire come proteggersi.
Come difendersi da un pettegolezzo sul lavoro
I primi passi per una corretta gestione delle voci di corridoio in azienda potrebbero essere:
- La Direzione che comunica un regolamento al quale ispirarsi per vivere meglio le ore trascorse nell’ambiente lavorativo;
- L’impegno personale di ciascun dipendente a dosare bene le parole e a non cedere alla tentazione di commentare a qualunque costo una situazione o ad esprimersi su una persona assente che non può rispondere e difendersi.
Gli argomenti possono essere davvero i più disparati ma quello che da Psicologa e HR mi preoccupa soprattutto sono gli effetti che le dicerie procurano in chi ne è vittima.
Un primo grande problema potrebbe essere il pregiudizio!
Se più persone parlano di un collega usando determinati termini possono influenzare negativamente chi deve valutare quella risorsa in azienda o chi non la conosce ancora.
Può essere danneggiata nel suo percorso di carriera e nelle relazioni interpersonali.
Se si alimentano gossip più o meno veritieri su presunte relazioni tra colleghi gli esiti possono compromettere più livelli dell’equilibrio di chi è coinvolto comprendendo inevitabilmente la sfera extra professionale.
Nella mia posizione è evidente che mi è richiesto di ascoltare tutti e accogliere le differenti istanze.
Da psicologa sono abituata a un approccio improntato alla massima riservatezza.
Il consiglio che sento di condividere con te in questo contributo se dovessi trovarti nella sgradevole situazione di essere al centro di un pettegolezzo è rivolgiti al tuo HR.
Ti spiego immediatamente perché dovresti:
- Per avere un sostegno super partes e un aiuto che ti consenta di porre velocemente fine a una condizione di sofferenza che se protratta potrebbe generarti dello stress;
- Per confrontarti e ascoltare un altro punto di vista che può guidarti nel dare il giusto peso a quanto accaduto e nella tua condotta;
- Per prendere provvedimenti disciplinari qualora vi siano gli estremi per procedere.
Il benessere psicologico a lavoro, per quanto ancora molto sottovalutato, è una delle condizioni di cui ogni HR dovrebbe farsi carico in qualità di garante.
Sensibilizzare e comunicare quello che non va e se serve punire comportamenti inadeguati con gli strumenti di cui dispone.
Scopri di seguito nei casi più gravi come possa risultare fatale cedere al pettegolezzo.
Quando parlare alle spalle di un collega può costare caro
Su Lavoro con Stile, se mi segui, sai che parliamo di carriera e lavoro, avvalendoci dell’intero spettro di sfumature cromatiche.
Ti ho raccontato quali sono i pettegolezzi più diffusi nell’ambiente di lavoro e ho riflettuto con te su alcune conseguenze psicologiche di chi è vittima di una voce di corridoio.
Adesso scopri con me cosa può succedere se chi ha l’abitudine di parlare alle tue spalle supera il limite.
Ricordi quando ho fatto riferimento ai commenti spiacevoli sulle competenze tecniche e professionali?
Bene. Ti ricordo che, chi mina costantemente la fiducia nelle tue capacità, e se ne vanta con altri dipendenti non solo sta spettegolando ma commette, cosa più grave, del mobbing nei tuoi confronti.
Quando continui a non sentirti apprezzato, valorizzato chiediti quanto di questa sensazione è una tua percezione. Comincia a leggere anche i segnali esterni, compresi i comportamenti di chi ti circonda.
In che misura un pettegolezzo assume la valenza di reato?
Nelle condizioni in cui:
- realizza una grave violazione della privacy degli altri lavoratori;
- procura un allarme in azienda (es. reputazionale, sicurezza sul lavoro);
- determina un vero e proprio danno alla salute psicologica di un collega.
Ecco di quali reati si può essere accusati:
- diffamazione: “quando un soggetto, comunicando con più persone, offende la reputazione di un terzo assente”.
- violazione della privacy: “le notizie diffuse riguardano la sfera più intima e personale dell’individuo, irrompendo nelle relazioni sociali, familiari e lavorative della vittima. In questo caso, il pettegolezzo può costituire violazione della privacy perché ha ad oggetto dati sensibili che non possono essere divulgati senza il consenso dell’interessato”.
Se la persona è presente…è un’ingiuria.
Quando può scattare il licenziamento?
Nel momento in cui vi è prova che la “comunicazione”, offensiva, orale come anche scritta (sms, lettere, e mail, telefonate) sia reiterata nel tempo e condivisa con almeno altre 2 persone.
“Affinché il reato si configuri è però necessario che le ripetute maldicenze:
1) abbiano ad oggetto gli stessi fatti;
2) siano riferiti a più di una persona, anche non contemporaneamente”.
Il licenziamento per giusta causa è legittimo quando il lavoratore ha generato, con il suo grave comportamento, un danno per l’azienda compromettendo la fiducia nei suoi confronti.
Questo perché è un dovere del datore di lavoro prendersi cura, anche psicologica, dei propri dipendenti.
Sono una Psicologa e HR, pertanto, quando corredo i miei articoli di contenuti legali faccio riferimento a professionisti riconosciuti che si sono già espressi sull’argomento.
In questo caso mi sono ancorata ad alcuni passaggi tratti da un contributo dell’Avv. Maria Monteleone che puoi leggere integralmente qui.
Se ti fa piacere continuare il confronto sull’argomento ti aspetto come sempre nei commenti se ti va.
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