La resilienza nei gruppi di lavoro

La resilienza nei gruppi di lavoro

Resilienza risorsa imprenscindibile per il singolo e per le aziende

Sicuramente avrai sentito parlare della resilienza.

La mia prima volta è stata quando, ai tempi dell’università, ho studiato il trauma e le indicazioni terapeutiche per superarlo e integrarlo all’interno della propria storia personale.

Nel tempo questo termine è entrato a far parte del linguaggio comune descrivendo la capacità di un soggetto di fronteggiare una situazione in modo adattivo.

Non solo traumi, malattie, lutti ma anche problemi e avvenimenti capaci di generare stati di stress.

La resilienza, pertanto, è una risorsa personale.

Non è uguale per tutti.

Si può apprendere e sviluppare.

Non solo traumi, malattie, lutti ma anche problemi e avvenimenti capaci di generare stati di stress.

La resilienza, pertanto, è una risorsa personale.

Non è uguale per tutti.

Si può apprendere e sviluppare.

Adesso rifletti su quanto possa fare la differenza all’interno di un gruppo di lavoro la presenza di soggetti particolarmente resilienti.

Ti descrivo, per praticità, un’azienda capace di reagire in modo proattivo:

  • I componenti si riprendono più velocemente dai fallimenti e rispondono in modo adattivo alle difficoltà;
  • Il valore del singolo e del gruppo in termini di potenzialità è percipito, riconosciuto e utilizzato;
  • Si generano soluzioni creative e si rilevano atteggiamenti di maggiore flessibilità;
  • Il clima del gruppo è sensibilmente più positivo e produttivo;
  • Si crea un engagement significativo in grado di contenere il fenomeno del turnover del personale: un ambiente stimolante in cui si lavora bene, e nei limiti del possibile serenamente, diventa il fattore determinante anche per lo sviluppo dell’employer branding aziendale.

Perchè si parla di resilienza all’interno delle organizzazioni?

In relazione alle sfide e alle criticità legate alla precarietà dei nostri tempi.

Un’azienda competente, sotto questo aspetto, sarà capace di:

  1. Definire e condividere obiettivi;
  2. Accogliere il contributo del singolo e valutare soluzioni alternative e al tempo stesso creative;
  3. Analizzare un eventuale fallimento focalizzandosi sulle aree di sviluppo e le risorse a disposizione.

In relazione alle sfide e alle criticità legate alla precarietà dei nostri tempi.

Un’azienda competente, sotto questo aspetto, sarà capace di:

  1. Definire e condividere obiettivi;
  2. Accogliere il contributo del singolo e valutare soluzioni alternative e al tempo stesso creative;
  3. Analizzare un eventuale fallimento focalizzandosi sulle aree di sviluppo e le risorse a disposizione.

Ma allora, la resilienza è data da una somma di contributi individuali o da una qualità del gruppo?

Personalmente credo nella capacità di trasformare le competenze del singolo in una parte del tutto così da stimolare il passaggio dalla dimensione dell’io a quella più strutturata e dinamica del noi.

Non è affatto semplice distinguere i due livelli dal momento che un soggetto dispone di un unico equipaggiamento personale funzionale a fronteggiare le esperienze derivabili dalla vita privata e dal lavoro.

Il contesto professionale stesso richiede in misura diversa delle capacità di adattamento e resilienza.

Ecco alcune aree particolarmente sensibili:

  • La gestione dei carichi di lavoro;
  • I ritmi e il monitoraggio delle scadenze;
  • La necessità di aggiornarsi costantemente;
  • Le relazioni tra i pari e con i superiori.

Non ultime per importanza anche le difficoltà legate alla gestione dell’equilibrio tra la carriera e gli impegni familiari.

Ciò che è evidente, in conclusione, è che un gruppo di lavoro resiliente risulta vantaggioso e per l’azienda e per tutti i suoi componenti.

Da dove si potrebbe iniziare?

Dall’ascolto dei bisogni del team, da una maggiore e più chiara condivisione degli obiettivi, dal riconoscimento del contributo e del valore espresso da tutti.

Ti va di misurare la tua?

Fai il test adattato da Resilience Quiz di Al Siebert, Resiliency Center, resiliencyquiz.com.

Consultabile anche all’interno di Resilienza di Janine Waldam e Paul Z Jackson, edito dalla Giunti Psychometrics.

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Consultabile anche all’interno di Resilienza di Janine Waldam e Paul Z Jackson, edito dalla Giunti Psychometrics.

Quanto sei resiliente?

Scoprilo leggendo ognuna delle seguenti affermazioni.

Scegli il valore da cui ti senti maggiormente rappresentato e prendine nota:

da 1= per niente d’accordo a 5= completamente d’accordo.

1. Di solito sono ottimista. Vedo le difficoltà come temporanee e mi aspetto di superarle

2. Riesco a sopportare elevati livelli di ambiguità e incertezza delle situazioni.

3. Mi adatto rapidamente ai nuovi sviluppi.

4. Sono bravo a riprendermi dalle difficoltà.

5. Sono gioioso. Trovo l’ironia nelle situazioni difficili e riesco a ridere di me.

6. Riesco a riprendermi emotivamente dalle perdite e dalle battute d’arresto. I sentimenti di malumore non durano a lungo.

7. Ho amici con cui parlare. Posso esprimere i miei sentimenti agli altri e chiedere aiuto.

8. Mi sento sicuro di me, mi stimo e ho un concetto positivo di chi sono.

9. Sono curioso. Faccio domande. Voglio sapere come funzionano le cose. Amo fare nuove esperienze.

10. Imparo lezioni molto importanti dalle esperienze mie e degli altri.

11. Sono bravo a risolvere i problemi. Metto insieme logica, creatività e buon senso.

12. Sono bravo a far funzionare le cose. Spesso mi viene chiesto di gestire gruppi e progetti.

13. Convivo perfettamente con la mia paradossale complessità.

14. Preferisco lavorare senza una descrizione scritta del lavoro o una stretta supervisione. Sono più efficiente quando sono libero di fare ciò che credo meglio.

15. Sono un buon ascoltatore comprensivo.

16. Riesco a capire bene le persone e mi fido delle mie intuizioni.

17. Non giudico gli altri e mi adatto alle diverse personalità del prossimo.

18. Le esperienze difficili mi hanno reso più forte e migliore.

19. Ho trasformato la sfortuna in fortuna e ho tratto benefici anche dalle brutte esperienze.

20. Sono molto resistente. Resisto bene nei momenti difficili.

Adesso verifica il tuo punteggio

Se avete fatto:

80 o oltre – straordinariamente resilienti, andate avanti così
65-80 – più resilienti che non resilienti
50-65 – abbastanza resilienti e potreste esserlo di più
40-50 – fate fatica
40 o meno – è il momento di prendere proveedimenti con urgenza.

Com’è andata?

Sei pronto a fare la differenza nella tua realtà aziendale?

Lavora sulla tua resilienza e ricordati che la motivazione è contagiosa!

A proposito Dell'autore

Claudia Campisi

Claudia, 40 anni. Psicologa, Career Coach & Hr specializzata nei settori Moda & ICT. Inevitabilmente Blogger, appassionata di lettura e alla costante ricerca di nuovi tools digitali da provare e condividere…meglio se a costo zero. Mamma, autrice e nomade digitale. Il mio motto non può che essere Smile is Chic!

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