Job Hopping. Cambiare spesso lavoro
Job Hopping: Strategia o necessità?
La traduzione letterale del termine o meglio dell’azione di Job Hopping è “saltare da un posto di lavoro all’altro”. Negli Stati Uniti rappresenta una scelta strategica del candidato alla costante ricerca di nuovi stimoli, esperienze formative e condizioni salariali migliorative. Un approccio alla gestione del proprio percorso di carriera alquanto audace e spregiudicato ma assolutamente in linea con la cultura e il mercato del lavoro di riferimento. In un paese in cui, è possibile reinventarsi professionalmente senza riscontrare particolari ostacoli o resistenze, è più semplice cambiare frequentemente impiego e datori di lavoro.
Esiste il Job Hopping in Italia? Certo.
In alcuni settori specifici sicuramente più che in altri (solo alcuni esempi engineering, moda, hotellerie). Generalmente il fenomeno si verifica quando c’è uno squilibrio tra domanda e offerta (es. carenza di profili specializzati). Altra cosa è la condizione di chi è vittima del precariato e per necessità è costretto ad accettare contratti a termine brevi che si susseguono. In questo caso non si è mossi da una strategia ma dal bisogno.
In alcuni settori specifici sicuramente più che in altri (solo alcuni esempi engineering, moda, hotellerie). Generalmente il fenomeno si verifica quando c’è uno squilibrio tra domanda e offerta (es. carenza di profili specializzati). Altra cosa è la condizione di chi è vittima del precariato e per necessità è costretto ad accettare contratti a termine brevi che si susseguono. In questo caso non si è mossi da una strategia ma dal bisogno.
Nel nostro paese alcuni retaggi culturali hanno fatto sì che, il Job Hopping come scelta, tardasse a manifestarsi.
Un profilo caratterizzato da esperienze brevi in aziende differenti ha chiavi di lettura opposte nei contesti di cui abbiamo parlato.
Le due principali resistenze nostrane:
• Non ci si può reinventare da zero. Questo è forse una delle convinzioni più limitanti in cui si rimane intrappolati. Un po’ paradossale dato che ognuno di noi possiede più di un talento e talvolta ci vuole tutta una vita per scoprirne il valore e le potenzialità;
• La costante ricerca della coerenza. A mio avviso si tratta di un limite, più grave, in chi è chiamato a valutare un “candidato”.
In realtà, come spesso poi mi accade di scoprire, non sempre, dietro a un percorso lineare si nasconde una persona felice e mediamente soddisfatta o competente.
E’ così che accanto a chi del Job Hopping in modo coraggioso ne ha fatto una scelta c’è anche chi per necessità impara a leggerlo quale opportunità di cambiamento perché non ha alternative.
All’interno dei percorsi di carriera e reskilling che seguo, vi è la possibilità, per chi è in stato di disoccupazione, di riqualificarsi attraverso la formazione specialistica.
Il momento della scelta su cosa investire per formarsi è sorprendente. E’ lì che si apre il cassetto dei sogni. Il 90% delle scelte non ricadono sui corsi di aggiornamento ma su competenze e materie molto lontane dalla storia professionale. Il risultato? Molto soggettivo e legato a numerose variabili. Il vero successo è quello raggiunto sul fronte autostima e motivazione.
Ti starai chiedendo se ti sto consigliando di mollare tutto e inseguire i tuoi sogni…parliamone!
Intanto che ci pensi un po’ su, ti lascio alcuni consigli, se per cercare gratificazione e stimoli sul lavoro, ti ritrovi spesso seduto a un colloquio di lavoro o alla ricerca di un impiego per necessità:
1. Ricostruisci la tua storia personale e analizzala nel dettaglio. Ci sono stati stop (lunghi, brevi, per scelta, forzati), cambi di settore o mansione. Preparati a spiegare e motivare ogni tappa significativa;
2. Trova un filo conduttore al tuo percorso. Individua affinità tra i lavori che hai svolto (rifletti su hard e soft skills);
3. Impreziosisci di coerenza il tuo personalissimo viaggio professionale. Come? Valorizza e sottolinea le aree di continuità tra un’esperienza e l’altra, parla dei tuoi talenti e della motivazione.
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