Il South working e le possibili paure delle aziende

Il South working e le possibili paure delle aziende

Le resistenze più forti delle aziende in materia di South working

La diffusione del South working è direttamente proporzionale alla disponibilità dei datori di lavoro o committenti a dare fiducia e investire sulle risorse.

É inutile girarci attorno.

Perché il personale è potenzialmente sia disponibile al trasferimento dalla sede dell’azienda alla città natale, che, in una seconda ipotesi, interessato al lavoro ma domiciliato già in partenza su un’altra località.

Ci tengo anche a lanciarti una sana provocazione.

Sei sicuro che il South working sia una modalità di lavoro agile per tutti?

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Questa breve premessa per introdurti al tema di questo contributo in cui analizzerò con te:

  • quali sono le paure più diffuse tra le aziende in materia di South working;
  • il South working non è per tutti!

Le opportunità della digitalizzazione, la grande prova della pandemia hanno reso possibile quello che fino a poco tempo fa era fuori discussione.

É importante fare informazione, raccontare e condividere esperienze di successo per stimolare chi é curioso e desidera farsi tentare da quest’opportunità di crescita.

Ti aspetto come sempre nei commenti solo se ti va!

Perché le aziende temono il South working

Nel primo articolo della nuova rubrica ho introdotto questo tema parlandoti delle principali preoccupazioni che spingono un’azienda a scartare, spesso a priori, la possibilità di più che di concedere proprio di valutare lo strumento del South working. Puoi rileggere qui South working come funziona e da dove iniziare.

In questo contributo proverò a esplicitare i timori dell’imprenditoria, per poi, proporre alcune possibili soluzioni.

Non è mia intenzione obiettare o giudicare le scelte altrui, perché ognuno con la propria azienda è libero di fare le valutazioni, che ritiene più in linea alle strategie che orientano gli obiettivi di business.

Il tema del personale, poi si sa, è delicato in presenza, diventa un campo minato a distanza.

Chissà…sarà veramente così?!

Molti dei dubbi sul South working sono sovrapponibili a quelli dello smart working.

Dovremmo averli smarcati allora starai pensando?! Non ti illudere, preferisco affermare che in molte aziende è un tema su cui si sta lavorando, negoziando e in alcuni casi si sta anche “rimandando”.

Durante la pandemia lo smart working, mese dopo mese, malgrado un’alta percentuale di benefici constatati, ha continuato a mantenere una caratterizzazione di “temporaneità.

Il suo stato era legato alle proroghe dello stato d’emergenza.

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I dipendenti ma anche gli stessi HR, deputati alla comunicazione e alla gestione amministrativa del provvedimento, non hanno avuto la possibilità di elaborare il cambiamento e il nuovo asset operativo.

Nei grandi gruppi probabilmente la cultura organizzativa ha creato un terreno maggiormente fertile capace di integrare in modo naturale il lavoro agile come #newnormal.

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Bando alle premesse. Ecco alcune delle principali paure delle aziende a introdurre la formula del South working:

  • senso di appartenenza dei dipendenti all’azienda;
  • aggiornamento su vision, obiettivi e strategie;
  • qualità delle relazioni (dipendenti – azienda, tra colleghi, nei confronti poi anche di clienti e fornitori);
  • costi e manutenzione dispositivi tecnici aziendali;
  • sicurezza sul lavoro;
  • reperibilità in caso di bisogno delle risorse;
  • qualità dell’operato;
  • REALE ed EFFETTIVA disponibilità a recarsi presso la sede centrale dell’azienda o del cliente;
  • assenza o quasi di normativa nazionale e precedenti contrattuali capaci di regolare e tutelare datore di lavoro e dipendente.

In questa sede non prenderò in considerazione ogni singola voce. Le approfondirò nel tempo per offrirti dei contenuti quanto più esaustivi possibile.

Adesso chiedo a te, se nella tua esperienza o percezione personale del tema, ci sono tra gli elementi su elencati quelli che possono influire maggiormente nella valutazione delle aziende.

Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensi. Ti ricordo che sei il benvenuto nei commenti!

Il South working non è per tutti!

Perché il South working non è per tutti?

Risponderò a questa domanda, o meglio provocazione, mantenendo un doppio focus quello dell’azienda e del professionista.

LE AZIENDE NON ADATTE AL SOUTH WORKING

Alcune motivazioni relative alle aziende sono, anche in questo caso, sovrapponibili allo smart working:

  • il mondo della produzione ne è tagliato fuori;
  • non è applicabile neppure a quei settori legati al terziario e ai servizi in cui è prevista un’erogazione in presenza quotidiana;
  • per chi è totalmente contrario al lavoro da remoto;
  • per chi non basa le collaborazioni sulla fiducia, ma al contrario sul controllo!

Accipicchia quante analogie 😉

Rispetto, invece, alle tematiche “problema” specifiche del South working che ti ho illustrato prima, credo che quasi tutte possano essere affrontate e superate con una collaborazione “aperta e trasparente” tra azienda e professionista.

Sugli aspetti normativi servirebbe, indubbiamente, un supporto concreto per fare chiarezza sullo strumento e tutelare entrambe le parti.

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Per quanto attiene ai professionisti, non intendo esprimermi ricorrendo al termine “non adatti”, al contrario, ti segnalerò quelle caratteristiche che ti rendono compatibile con uno stile di vita e lavoro da South worker.

L’IDENTIKIT DEL SOUTH WORKER

Caratteristiche, attitudini e soft skills:

  • un professionista che può lavorare ed erogare il proprio operato da remoto;
  • in possesso di una rete/ collegamento internet affidabile o disponibile a recarsi presso spazi organizzati in tal senso (es. coworking);
  • abituati a collaborare con tools di collaboration, videocall, gestione informatizzata di documenti e file multimediali;
  • tra le soft skills strategiche: professional networking, empatia, time management, team working, forte orientamento al cliente interno/esterno e agli obiettivi;
  • DISPONIBILITÁ: intesa non soltanto come flessibilità oraria, ma anche come predisposizione agli spostamenti e alle trasferte per prendere parte a riunioni ed eventi aziendali.
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Ecco se c’è un aspetto su cui un South worker vero non può essere carente è proprio l’ultimo punto del suo identikit!

Potrai lavorare con successo portando risultato da remoto ma l’azienda andrà comunque vissuta.

Le relazioni per funzionare hanno bisogno di stimoli, contatti diretti, incontri offline!

Se, dunque, non sei pronto a prendere un aereo o un treno regolarmente forse il South working non fa per te!

Torneremo ancora insieme su questi e molti altri aspetti.

Continua a seguirmi qui su Lavoro con Stile!

Se vuoi saperne di più o vuoi parlarmi scrivimi su redazione@lavoroconstile.it

A proposito Dell'autore

Claudia Campisi

Claudia, 40 anni. Psicologa, Career Coach & Hr specializzata nei settori Moda & ICT. Inevitabilmente Blogger, appassionata di lettura e alla costante ricerca di nuovi tools digitali da provare e condividere…meglio se a costo zero. Mamma, autrice e nomade digitale. Il mio motto non può che essere Smile is Chic!

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