I numeri della crisi occupazionale in Veneto
Gli effetti del covid-19 sui posti di lavoro
È il momento di bilanci e analisi, con dati alla mano, sul tema dell’occupazione in Veneto.
L’Osservatorio del mercato del Lavoro Veneto ha condiviso, in questi primi giorni del mese di giugno, uno studio relativo al periodo compreso tra il 23 febbraio e il 31 maggio 2020.
Una fotografia che veicola numeri allarmanti che fortunatamente nelle settimane più recenti hanno virato in altra direzione lasciando intravedere un segnale di una lenta quanto tenace ripresa.
Ti metterò in evidenza alcuni elementi su cui è opportuno riflettere per rivalutare strategie e obiettivi per chi è alla ricerca di nuove collaborazioni e opportunità professionali.
Ci sono dei settori che non hanno risentito del lock-down? Scopriamolo insieme.
La pandemia e la crisi occupazionale
Nel periodo di riferimento preso in considerazione, è possibile affermare che, l’emergenza Covid-19 ha determinato in Veneto una perdita di circa 61 mila posti di lavoro rispetto allo stesso trimestre del 2019.
Il progressivo calo occupazionale sembrerebbe essere stato determinato principalmente dai provvedimenti e dai decreti emessi dal governo centrale.
Tra cui il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione a buona parte dei lavoratori dipendenti.
Ecco i dati o meglio le perdite che fanno riflettere, rispetto al periodo corrispondente dell’anno 2019:
- -4.700 per i contratti a tempo indeterminato;
- -5.600 apprendistati;
- -50.800 per i contratti a termine (in questa quantità sono inclusi anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite ben del 60%);
- netta riduzione del ricorso al lavoro somministrato con un crollo significativo delle assunzioni che nel mese di aprile ha raggiunto il 77% in meno rispetto all’anno precedente.
Settori e territori colpiti dalla crisi
In Veneto a eccezione dei settori agricolo e servizi informatici è crisi.
Tuttavia, il turismo è la realtà che è stata più colpita dagli effetti della pandemia.
I suoi lavoratori e l’indotto interessano quasi la metà della contrazione occupazionale, con una riduzione di circa 30 mila posti di lavoro, la maggior parte dei quali stagionali.
Nei picchi più acute della crisi il crollo delle assunzioni nei servizi turistici ha raggiunto punte dell’86%.
Altrettanto critiche rimangono le situazioni relative all’editoria e all’istruzione privata, dove ancora permangono serie criticità.
A livello provinciale, i territori che hanno pagato il costo più alto sono quelli con una maggiore incidenza delle attività stagionali:
- Venezia in testa registra una perdita di quasi 26.000 posti di lavoro;
- Verona subito dietro con oltre 17.000 contratti in meno.
Più contenute, invece, le perdite nelle altre province, questi i numeri:
- -5.600 a Padova;
- -4.900 a Treviso;
- -4.200 a Vicenza;
- -1.200 a Rovigo;
- -800 a Belluno.
Questi i dati di una fotografia sociale ed economica drammatica che di certo non può essere contenuta del tutto dagli ammortizzatori sociali e contributi una tantum.
La crisi che ha investito il mercato del lavoro ci restituirà uno scenario profondamente diverso.
I dati della ripartenza
Il mese di maggio, grazie al progressivo allentamento delle misure di restrittive del lock-down, registra i primi segnali di rallentamento della crisi occupazionale e, soprattutto per alcuni settori, di recupero dei contratti di lavoro perduti.
Tra i fenomeni positivi segnalati dall’Osservatorio Veneto Lavoro:
- un recupero importante delle posizioni a tempo indeterminato;
- segni di vitalità e una ripresa dei flussi di assunzione, anche per effetto della ripartenza delle attività commerciali e turistiche;
- numeri interessanti anche per i settori costruzioni e agricoltura che registrano un significativo aumento delle assunzioni (rispettivamente +19% e +7%);
- in salita anche il tessile-abbigliamento, prevalentemente il manifatturiero (industrie metalmeccaniche, chimica-gomma, farmaceutico, legno-mobilio);
- in ripresa i servizi di pulizia, nelle attività professionali e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio.
Maggio, pertanto, apre una nuova fase di effettiva ripartenza.
In Veneto anche i servizi per il lavoro non si sono mai fermati garantendo supporto agli imprenditori per la gestione delle pratiche amministrative tra cui rientrano le assunzioni e le attivazioni di ammortizzatori sociali.
I centri per l’impiego hanno continuato a erogare le principali attività in modalità digitale anche per ciò che attiene l’ambito del recruiting e dell’accompagnamento all’inserimento lavorativo (es. Digital recruiting del 5 giugno dedicato alle selezioni attive in Zalando).
Gli sportelli sono già in fase di riapertura al pubblico seppur con un’organizzazione su appuntamenti.
Il graduale ritorno alla quotidianità sta contribuendo a far ripartire la maggior parte dei settori che nel tempo faranno da traino a quelli che ancora oggi riversano in maggiori difficoltà.
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