Cambiare lavoro con il My Career Canvas

Cambiare lavoro con il My Career Canvas

Realizza la tua idea e trasformala in un lavoro con il My Career Canvas

Sono felice di ospitare qui su Lavoro con Stile Michela Luoni e Selvaggia Fagioli per parlare di uno strumento che è soprattutto un percorso da intraprendere per centrare il proprio obiettivo di carriera.

Non ti è ancora chiara la direzione per raggiungere il tuo traguardo?!

Succede a tutti, spesso e forse anche ciclicamente, ecco perché ho voluto saperne di più del My Career Canvas lo strumento di business design per la tua carriera.

Scoprirai meglio di che si tratta lungo la nostra intervista ma se proprio non resisti iscriviti qui e ricorda che per te che sei un lettore di Lavoro con Stile c’è un codice riservato: STILE.

Usalo per vivere quest’esperienza ma soprattutto fammi sapere com’è andata!

Potresti essere il prossimo protagonista della nostra rubrica “Provati per te”.

Non ti resta che metterti comodo, conoscere le due professioniste, per capire se My Career Canvas può fare al caso tuo.

Come sempre sei il benvenuto nei commenti!

Chi sono Michela Luoni e Selvaggia Fagioli

Ci tengo ad introdurti le mie ospiti con alcune note personali.

Sappi che da dopo le presentazioni ufficiali per me saranno Michela e Selvaggia!

Conosciamole, dunque, meglio.

Michela Luoni, Virtual Office Manager, specializzata in strategie di comunicazione, supporto liberi professionisti e aziende che desiderano utilizzare meglio il proprio tempo a disposizione e gli strumenti per comunicare in modo efficace con il proprio team di lavoro. Scrum Master, ACEA, Virtual OM certified.

Selvaggia Fagioli, Innovation Change Maker, specializzata in strategie di mercato, supporta founder e imprenditori nella creazione e definizione del modello di business. Executive MBA del MIP-Politecnico di Milano, Startup Expert del PoliHub e Scrum Master.

Perchè è importante fare il lavoro che più ti piace

C. Le vostre storie personali sono affascinanti. Vi andrebbe di raccontare il momento in cui c’è stata la svolta che vi ha consentito di occuparvi del lavoro dei vostri sogni?

M.: Nel mio caso più che una svolta è stato un bel calcio nel sedere! Sono uscita dalla mia ultima azienda nel gennaio 2017, con una figlia che avrebbe compiuto 2 anni il mese dopo. Nel mio caso, stavo già facendo il lavoro dei miei sogni, o meglio avevo capito che quello che facevo mi piaceva molto ed ero brava a farlo. Non è stato facile, reinventarsi un’altra volta, però avevo sicuramente le idee chiare: non avevo voglia di ricominciare dopo 6 anni a rimettermi nel mondo del lavoro con “l’aggravante” di essere “over 40” e “over qualified”. Così ho deciso di seguire la tendenza degli Stati Uniti e UK e diventare Virtual Assistant. Figura che esiste nel mondo anglosassone da almeno 15 anni.

S.: Per molti anni sono stata in un ruolo che mi stava stretto, ma che non avevo il coraggio di lasciare. Nel frattempo, ho scoperto il mondo delle startup che mi ha aiutato a capire che era possibile seguire il proprio sogno e che ciò che mi frenava erano insicurezze e paure legate alla sindrome dell’impostore (non mi sembrava di essere mai abbastanza brava). Ho deciso di prendere in mano la mia vita e ho pianificato i passaggi da compiere per arrivare al mio obiettivo: Executive MBA al MIP per integrare le mie competenze, creazione di un network professionale con cui confrontarmi, disponibilità a mettermi alla prova in programmi per startup. Ora sono soddisfatta di me stessa e di dove sono arrivata e mi sono posta obiettivi più ambiziosi che mai avrei pensato di poter avere.

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C. Quale è stata la leva del cambiamento?

M.: Una buona consapevolezza che il mio settore si stava trasformando in modo radicale e veloce, e che la figura di Executive Assistant sarebbe cambiata drasticamente da lì a pochi anni. Anche in Italia. Da qui l’idea di percorrere una strada alternativa

S.: Avere un tumore al seno a 38 anni. È una di quelle esperienze che ti impone di riflettere sulla tua vita, che improvvisamente viene divisa con un prima e un dopo, e niente sarà più come prima. Mi ha dato modo di fare introspezione e chiedermi se davvero volessi vivere il resto dei miei anni in una routine che annullava il mio essere. Ho deciso che avevo tanto da dare, per me e per gli altri, in un’ottica di pay forward (ovvero fare una buona azione senza aspettarsi niente in cambio se non che il beneficiario faccia prima o poi qualcosa di buono per qualcun altro).

C. Nei momenti più duri chi vi ha aiutato a fare chiarezza, se c’è stato, e come ne siete venute fuori?

M.: Mio marito, indubbiamente, è stato la spalla su cui appoggiarmi soprattutto nei primi periodi: aveva (e ha tutt’ora, anche più di me!) molto ben chiari i miei talenti e le mie potenzialità, anche se veniva meno uno stipendio importante in casa e la mia decisione avrebbe avuto un impatto sulla nostra famiglia. E poi il network professionale. Nel mio caso, dopo una vita al lavoro a Milano ritrovarmi nella mia cittadina senza colleghe è stato un bello shock! Poi ho trovato Rete al Femminile Varese e ho avuto modo di confrontarmi nuovamente con “colleghe” libere professioniste. Ho imparato tantissimo in questi anni.

S.: La mia famiglia ovviamente mi è stata accanto, ma devo molto ad una serie di amici e amiche che mi hanno spronato e incoraggiato e mi hanno dato feedback onesti anche negativi. Avere la possibilità di far leva su una rete di persone di valore è un elemento che fa la differenza tra il successo e il fallimento. Dal lato più strettamente professionale è fondamentale l’essere parte di associazioni, quali Manageritalia Executive Professional, dove è possibile imparare e crescere grazie al confronto e alla partecipazione attiva.

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La multipotenzialità come gestirla nella ricerca del lavoro

Si parla tanto di multipotenzialità. Mi dareste una vostra personale definizione tra limiti e risorse?

M.: Ho scoperto di essere multipotenziale solo un paio di anni fa, il mio “Aha moment” in cui i pezzi del puzzle sono andati al loro posto; ho sempre avuto una grossa difficoltà a trovare una strada. Una sola, intendo. Con il tempo ho capito -e accettato- che va bene così: una mente vivace e pronta si entusiasma facilmente tanto quanto cambia idea. Ti porti dietro dall’infanzia la domanda “cosa vuoi fare da grande?” a cui non sai dare una risposta certa e finisce che passi metà della tua mia vita a sentirti sbagliata, a cercare una presunta “vocazione” che non è detto che ci sia sempre. Al momento sono alla mia 3° carriera professionale, ma solo adesso so che i 20 precedenti rappresentano un valore e non un problema. È importante abituarci alla flessibilità, al non aderire a degli standard, soprattutto guardando il futuro dove le certezze granitiche con cui sono cresciuti nostri genitori non esistono più.

S.: Credo che il limite e al contempo la principale risorsa del multipotenziale è il fatto di annoiarsi molto velocemente. Nel mio caso vuol dire distrarmi facilmente quando perdo interesse, ma anche essere una fonte inesauribile di idee, perché non mi fermo alla superficie e al “si è sempre fatto così”, ma cerco sempre soluzioni alternative e creative. Nel mondo del lavoro in cui i ruoli sono sempre stati molto verticali e specialistici viene di solito visto come un difetto, quando invece nel mondo sempre più complesso in cui viviamo avere competenze a T (dove la linea orizzontale della T rappresenta l’ampiezza delle conoscenze generiche e/o soft skills e la linea verticale la profondità delle hard skills, le conoscenze specialistiche) permette di ottenere performance migliori e una maggiore flessibilità.

Cos’è il My Career Canvas

C. Com’è nato il My Career Canvas?

M.: Esattamente in un ristorante messicano, nel 2020. Prima dell’inizio della pandemia. Selvaggia ed io abbiamo condiviso i viaggi e il board di IMA (International Manager Assistants Association) per anni e nel tempo entrambe siamo diventate libere professioniste per scelta. Negli anni come EAs abbiamo avuto a che fare con assistenti che gestivano letteralmente gli imperi di manager influenti e altre che, come negli stereotipi dei migliori film, rispondevano giusto al telefono. La mancanza di un percorso professionale di studi in Italia ci penalizza rispetto ad altri paesi; tra i due estremi c’è una varietà di professioniste che ha competenze molto sviluppate, hard e soft skills poliedriche e molta passione per il ruolo, ma che fatica ad avere visione e una consapevolezza di una possibile carriera. Grazie alla nostra esperienza, abbiamo disegnato uno strumento che potesse aiutare le assistenti a far emergere le proprie competenze in modo innovativo e ad essere protagoniste delle loro scelte professionali.

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S.: In principio volevamo mappare le competenze dell’assistente di direzione e dimostrare le potenzialità del ruolo, troppo spesso sottovalutato, specialmente nel contesto italiano dove non esiste un programma di alta formazione specifico. Ci siamo chieste quali potessero essere le opzioni di carriera al di fuori del percorso tradizionale e tutte indicavano una fuoriuscita dal ruolo di assistente, quando in realtà c’è un margine di crescita in orizzontale che non viene considerato da manager ed HR. Abbiamo fatto analisi di mercato, definizione del target e un primo test di validazione dei contenuti e ci siamo accorte che in realtà ci sono situazioni comuni a molti altri ruoli per i quali My Career Canvas potrebbe essere utile.

C. Raccontate ai lettori di Lavoro con Stile cos’è…

M.: è uno strumento di Business design, come il famoso Business Model Canvas o il Personal Branding Canvas, disegnato per la carriera professionale. Per noi la “carriera” è un termine ampio che include non solo la crescita verticale, ma anche e soprattutto la possibilità di evolvere all’interno dell’azienda con un ruolo manageriale, fare upskilling, reskilling o cercarne un ruolo simile in un’altra azienda. Si parte dalla consapevolezza del proprio valore e solo dopo si capisce come metterlo al servizio del nostro obiettivo.

S.: è lo strumento per chi vuole fare una fotografia della propria situazione lavorativa e valutare se la direzione scelta negli anni è ancora valida o se è giunto il momento di cambiare obiettivo di carriera. In un’ottica più ampia, permette anche di fare innovazione professionale: fotografa la situazione reale dei profili professionali e in quale direzione stanno andando rispetto alle competenze reali e quelle richieste invece dal mercato.

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C. A quali bisogni risponde?

M.: My Career Canvas risponde al bisogno di tutte quelle figure di supporto che in ufficio ricoprono ruoli trasversali e vorrebbero “fare qualcosa di più” ma non sanno come muoversi. Spesso sono persone molto competenti incastrate in una definizione professionale che non corrisponde alle attività e responsabilità acquisite nel tempo. Dopo questo assessment si torna a guardare a sé stessi con rinnovata fiducia e determinazione.

S.: My Career Canvas risponde alle necessità di più categorie di lavoratori: quelli che vogliono crescere nel loro ruolo (nella stessa azienda o in un’altra), quelli che vogliono riqualificarsi e cambiare ruolo, quelli che sono pronti a mettersi in proprio come professionisti e imprenditori. Il fattore comune è il sentirsi “stretto” il lavoro attuale, avendo la consapevolezza di valere molto di più di quanto viene riconosciuto. Il nostro percorso permette di riflettere sulla propria situazione in modalità oggettiva e di definire una strategia basata sui dati e non solo sulle percezioni.

Come seguire Michela Luoni e Selvaggia Fagioli

C. Quali novità avete in serbo e come possiamo seguirvi.

M.: My Career Canvas è parte di un progetto di innovazione professionale che vuole migliorare i processi in ufficio. Dopo aver conseguito la certificazione di Scrum Master Certified, abbiamo messo a punto il metodo #Scrum4Office che, basandosi sulla filosofia agile, permette di lavorare sull’ottimizzazione della comunicazione e flussi di lavoro in ufficio. L’assistente e/o office staff sono i migliori veicoli di questa metodologia.

S.: Stiamo lavorando al lancio di My Career Canvas, previsto per il 1° giugno, e sulla relativa campagna di comunicazione con l’obiettivo di creare partnership con associazioni e network di lavoratori e professionisti, in Italia e all’estero. Parallelamente stiamo definendo #Scrum4Office, il nostro percorso per aziende che vogliono migliorare processi, comunicazione e collaborazione tra team, in presenza, remoti e ibridi.

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My Career Canvas ovviamente 😉

Scrum4Office

The Assistant Academy

Vi aspettiamo!

Ringrazio Michela e Selvaggia per la generosa disponibilità con cui si sono raccontate qui su Lavoro con Stile.

A te do, invece, l’appuntamento nei commenti e al 1° Giugno con il My Career Canvas!

Circa l'autore

Claudia Campisi

Claudia, 40 anni. Psicologa, Career Coach & Hr specializzata nei settori Moda & ICT. Inevitabilmente Blogger, appassionata di lettura e alla costante ricerca di nuovi tools digitali da provare e condividere…meglio se a costo zero. Mamma, autrice e nomade digitale. Il mio motto non può che essere Smile is Chic!

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